lunedì 29 luglio 2013

RESOCONTO DELLA RIUNIONE DEL 20 LUGLIO


Resoconto della riunione del 20 luglio

Erano presenti compagni provenienti da otto città a cui va aggiunto un compagno di Taranto che, non potendo trattenersi a Napoli per la riunione, si è incontrato Il giorno precedente con alcuni dei partecipanti esprimendo la sua adesione e il proprio punto di vista. Altri compagni di altre città, non potendo per motivi diversi essere presenti, hanno inviato contributi scritti.

I punti essenziali della riunione erano stati anticipati per iscritto, per cui l’introduzione alla discussione si è limitata a sottolineare alcuni aspetti dell’iniziativa e a poche raccomandazioni.

Il dibattito è stato franco e senza elementi di diversità se non quello tra chi sottolineava l’esigenza di concretezza e di operatività e avrebbe preferito centrare il confronto sugli aspetti programmatici e organizzativi, e chi pensava che fosse necessario inquadrare la discussione sul “che fare?” – e, quindi sul programma e sulle soluzioni organizzative del lavoro – all’interno di un chiarimento maggiormente approfondito sul contesto contemporaneo e sui compiti del costituendo Centro.

Le diversità emerse – mai antagoniste e scaturenti da approcci ed esperienze differenti assolutamente fisiologici in una realtà così complessa e frammentata – sono state assunte giustamente e costruttivamente come momenti di confronto all’interno dei percorsi programmatici di ricerca da compiere.

Questo andamento della riunione e lo spirito costruttivo che l’hanno animata hanno consigliato alla fine di redigere, piuttosto che un resoconto dettagliato del dibattito, una sintesi politica che esprimesse la sostanziale unità di intenti e inquadrasse proposte ed elementi di programma all’interno un’analisi e di un progetto condivisi.

Questa sintesi, poiché il Centro non è ancora strutturato, può essere non soltanto un contributo informativo ai tanti compagni che non sono potuti essere presenti all’incontro, ma anche una base di discussione e di partecipazione nelle prossime settimane, in preparazione dei futuri impegni di lavoro. I contenuti dei contributi preparatori della riunione, poiché hanno registrato un sostanziale consenso, si intendono concordemente richiamati e riproposti.

* * *

La scelta di ripartire dalla figura e dall’opera del compagno Stalin in occasione del 60° della sua scomparsa non è stata casuale ed ha il carattere di una sfida alla demonizzazione che è stata fatta del comunismo a partire proprio dall’esperienza di transizione verso il socialismo realizzata nell’Unione Sovietica. In tal senso il XX° Congresso del PCUS del 1956 costituisce lo spartiacque nella storia non soltanto del movimento operaio e comunista, ma dell’intero Novecento. Piuttosto che accettare la sfida che la crescita delle forze produttive e l’acutizzarsi dello scontro di classe a livello planetario poneva, Kruscev preferì la più semplice strada dell’oppotunismo. Per attuare questo scellerato disegno, però, bisognava sgombrare il terreno dall’esperienza straordinaria realizzata e dalla fiducia del proletariato sovietico e internazionale in chi quell’esperienza aveva incarnato e realizzato. Il nemico di classe – a cui fino ad allora l’esperienza gloriosa dei Soviet e la figura di Stalin avevano imposto timore e rispetto –  fece irruzione immediatamente nel varco aperto dal “rapporto segreto” e da quel momento scatenò un attacco ininterrotto e forsennato all’esperienza e all’idea stessa di comunismo. I nemici – vecchi e nuovi, con alla testa i trotzkisti – interni al movimento comunista si resero complici di questo attacco demolendo, pezzo per pezzo, nel tempo, il prestigio e la fiducia di massa nel comunismo rivoluzionario praticando percorsi teorici e pratici via via sempre più connotati da ogni forma di opportunismo. Il contrasto a questa deriva incontrava enormi difficoltà teoriche, politiche e organizzative. Le conseguenze portarono a profonde contraddizioni nel movimento comunista internazionale e nazionale, a divisioni traumatiche, spesso all’isolamento di avanguardie in posizioni dogmatiche e minoritarie che lasciavano immensi spazi al ritorno massiccio di teorizzazioni e pratiche spontaneiste, operaiste o anarchiste, sempre volontariste. L’inarrestabile decadimento e il definitivo allontanamento dai contenuti e dal metodo del socialismo scientifico, insieme con l’implacabile accanimento del nemico di classe, in presenza di contraddizioni obbiettive sempre più acute, portarono perfino allo scioglimento di molti partiti comunisti. Tra essi, anche del PCUS e del PCI.

In Italia lo straordinario prestigio accumulato – dal partito e dal sindacato – consentì ai liquidatori di mantenere una sostanziale e vasta egemonia sulla classe lavoratrice. Molti, tuttavia, furono i comunisti che decisero di opporsi a questa scelta e di ricostruire il partito, anche riunendosi, pur provenendo da esperienze diverse e, talvolta, conflittuali. Fu quella l’unica volta, forse, che i comunisti interruppero la tendenza alla separazione e alla diaspora. Ma il tentativo – connotato da dirigenti paludati di immeritato carisma – fu quello di “rifondare” il partito disciolto, di riprodurre un organismo già malato: il distacco, ormai incolmabile, dalla teoria, spesso l’insofferenza verso di essa, aprirono la strada ad ogni sorta di opportunismo, a forme grottesche di frazionismo e, infine, allo scissionismo e alla diaspora.

La crisi del comunismo, iniziata alla metà del secolo scorso, è stata speculare a quella del capitalismo, interna al momento storico che sta rapidamente andando al punto di non ritorno del modo di produzione capitalistico, ormai giunto al limite delle sue potenzialità di sviluppo. Nella prima metà del ‘900 il movimento comunista – correttamente orientato e diretto dal pensiero critico marxista – aveva saputo dare risposte positive alla crisi già in atto del capitale, incalzandolo e proponendo concretamente una prospettiva e un’alternativa di transizione. I nodi politici accumulatisi, le difficoltà incipienti del capitalismo ancora basato sul gigantismo industriale, sul fordismo e sul taylorismo, sulla rigidità di mezzi di produzione, la necessità di immettere nella realtà produttiva e sociale le nuove straordinarie acquisizioni del sapere umano giunte a maturazione e in via di ulteriore straordinaria crescita, ponevano problemi che solo il rigore teorico del socialismo scientifico avrebbe potuto affrontare con successo. La scelta krusceviana del ’56 segnò la rinuncia ad affrontare il compito che la storia poneva al movimento comunista, così come il progressivo allontanamento dal proprio patrimonio culturale inaridiva la sua capacità d’analisi e di proposizione di alternativa, costringendolo alla difensiva e ad accettare – perfino a condividere – orizzonti e soluzioni che il nemico di classe imponeva non più solo con la forza, ma con la corruzione ideologica dei media e con l’opportunismo nella “politica”.

In questa terribile deriva che seminava pessimismo e sfiducia perfino tra i militanti, si consumava il distacco tra la classe lavoratrice e chi – molto spesso in modo del tutto arbitrario e falso – ancora continuava a dirsi comunista. Tuttavia, pur in tanta desolazione, moltissimi compagni ostinatamente continuavano a credere, a proporre e a lottare per un orizzonte comunista. In questi anni alcuni militanti hanno proposto forme organizzate volte ad una ripresa politica; coraggiosi intellettuali non hanno rinunciato ad elaborare interessanti analisi di questa o quella contraddizione del nostro tempo; ovunque le condizioni materiali diventavano insopportabili – e  in parallelo con la crisi della rappresentanza istituzionale e politica – gruppi e masse di lavoratori, di giovani, di oppressi diventavano essi stessi promotori e protagonisti della lotta, pur scontando, naturalmente, tutti i limiti e gli errori dello spontaneismo e di un orientamento soltanto genericamente anticapitalista e ribelle. Il sostanziale isolamento, determinato dalla parcellizzazione, dall’autoreferenzialità, dalla persistente carenza di strutturazione teorica, ha vanificato e rischia di continuare a dissipare questi sforzi e queste potenzialità.

Il compito che la storia consegna a chi vuole oggi dare il proprio contributo per invertire questa deriva non può essere quello di replicare all’infinito i tentativi fin qui messi in campo, ma quello di intervenire sul nodo decisivo di questa realtà devastata e bloccata. Si tratta, non di sovrapporsi e contrapporsi saccentemente a nessuno, ma, all’opposto, di affiancare le esperienze in campo e dare il proprio contributo perché la forza del socialismo scientifico torni ad orientarle con la sua capacità di analisi e di proposizione. È questa l’unica strada perché, tutti e ciascuno, attraverso la lotta ideologica attiva, il confronto e – in prospettiva – una comune pratica di lotta possano giungere ad una sintesi unitaria.

Il costituendo “Centro comunista di documentazione, ricerca e formazione” rappresenta la scelta militante di chi vuole accettare questa sfida.

* * *

Sul piano progettuale, se è prematuro parlare fin d’ora di un organico programma di lavoro è, tuttavia, possibile e necessario discutere e definire i possibili percorsi di ricerca e di lavoro sulla base delle linee generali e delle proposte pervenute. Naturalmente dovunque sia possibile è opportuno che si passi al più presto dalla fase meramente progettuale ad una operativa, seppure parziale, purché fondata su reali potenzialità e disponibilità. Queste esperienze potranno essere di stimolo, ma anche laboratori per verificare e impostare il lavoro da compiere centralmente e perifericamente.
Per rimanere con i piedi ben saldi nella realtà del possibile e non ripetere la deriva di proposte analoghe del passato, è stato raccomandato di tenere in debito conto che le differenze esistenti nel movimento comunista contemporaneo – e, dunque, anche nel Centro e nelle realtà con cui si cercherà di collaborare – richiedono tempi necessari e modalità che sfuggano per un verso all’eclettismo e per l’altro al dogmatismo, nel rigore, senza indulgenze opportuniste né chiusure schematiche. Il programma di lavoro dovrà, quindi, essere molto realistico e basato sulle risorse concretamente disponibili e per questo, probabilmente, articolato per fasi. Propedeutico è realizzare una mappatura di queste risorse (umane, professionali, tecniche, strumentali, etc.) presenti nel Centro o, all’esterno, in realtà con cui si cercherà di interloquire e collaborare. Su tali basi deve essere stilato un “canovaccio” delle diverse ipotesi di lavoro proposte da sottoporre al dibattito.
Poiché le differenze esistenti sono riconducibili a nodi della nostra storia o della più generale realtà contemporanea non affrontati e sciolti concordemente, occorrerà avere la piena disponibilità ad affrontare queste questioni – senza “sconti”, ma con spirito unitario e collaborativo – nella consapevolezza che questi percorsi, anche quando dovessero confermare punti di vista diversi, sono fondamentali per raggiungere livelli più elevati di collaborazione e di unità perché sempre riconducibili a questioni e a esigenze teoriche e politiche più generali e comuni.
In tal senso la raccomandazione di alcuni compagni a non considerare la morte di Stalin e il XX° Congresso del PCUS come conclusivi dell’esperienza positiva novecentesca del marxismo-leninismo è significativa perché inquadra esattamente una delle questioni da affrontare, in uno con l’altra indicazione venuta da quasi tutti i compagni di approfondire tutte le diverse esperienze di transizione, quelle interrotte e quelle che proseguono il proprio cammino, come quelle che debbono ancora essere avviate e ricercano una strada praticabile nelle condizioni di quest’epoca storica. Perché, in realtà, il compito del Centro è di contribuire a realizzare la critica – vale dire il superamento concreto in senso socialista – del modo di produzione capitalistico.
È stato sottolineato con forza che la straordinaria accelerazione della conoscenza scientifica e della sua applicazione al processo di produzione e di scambio della ricchezza – con la inevitabile “tracimazione” in tutti gli ambiti della società – ha portato a compimento il processo di sussunzione del sapere da parte del capitale realizzandone, ad un tempo, la socializzazione funzionale e la espropriazione sostanziale e formale. Questo fenomeno e le conseguenze che lo accompagnano aprono un’altra contraddizione insanabile nella società dominata dal capitale e impongono ai comunisti di affrontarla nelle proprie analisi e nelle proprie strategie. Tanto più che, con la scienza, anche la formazione è stata sussunta dal capitale nel suo processo di accumulazione ed appropriazione della ricchezza. E questo dà centralità alle problematiche della didattica nella scuola e dell’università ben oltre l’orizzonte pubblico-privato o il generico monito sulla sua importanza strategica in cui sono state circoscritte: su di esse non si gioca il destino – produttivo soltanto, politicamente neutro – della società, ma il suo sviluppo solidale e socialista. Ed è un ambito che vede circa 11.000.000 di protagonisti tra giovani e docenti – circa un sesto della popolazione italiana – giustamente inquieti e irrequieti per la loro condizione e per il loro futuro.
A partire da questo orientamento strategico i compagni hanno evidenziato alcuni percorsi di lavoro più specifici e fatto alcune riflessioni o raccomandazioni.
In primo luogo è stato suggerito di prestare estrema attenzione all’istituto dell’apprendistato che il capitale ha riscoperto demagogicamente come ricongiunzione della formazione con la produzione, e che conclude il percorso di totale precarizzazione della forza-lavoro. Si tratta della forma drammatica che ha assunto in questa fase di decadenza terminale del modo di produzione capitalistico la contraddizione ancora centrale tra capitale e lavoro. È indispensabile che al contrasto, messo in campo nonostante la complicità delle forze politiche socialdemocratiche e dei sindacati concertativi, si affianchi un lavoro di approfondimento, di comprensione, di proposizione  che elevi il livello dello scontro, coordini le forze disponibili e proietti questa lotta verso orizzonti di chiara connotazione politica. E questo apre altri percorsi necessari di approfondimento che sarà necessario intraprendere appena possibile con le risorse disponibili nel mondo del lavoro salariato: una riflessione sulla progressiva decadenza del sindacalismo di classe verso quello concertativo e le caratteristiche di contenuto e di forma che la lotta economica dei lavoratori debbono assumere nell’epoca del superamento del fordismo, della flessibilità, del decentramento, della mondializzazione. Da compagni già impegnati in realtà lavorative di massa molto significative sono venuti l’auspicio e la disponibilità a finalizzare queste presenze ai percorsi di approfondimento dell’intreccio di gravi contraddizioni all’ordine del giorno (occupazione, ambiente, salute, etc.).
Naturalmente tutte le proposte fatte nella riunione si aggiungono a quelle proposte nei contributi pervenuti e già riportati nelle anticipazioni preparatorie dell’incontro del 20 luglio a cui direttamente rimandiamo. Tutti insieme sono al vaglio dei compagni e contribuiscono a formare quel  “canovaccio”  di possibili ambiti di lavoro che bisognerà discutere e decidere insieme. Sarà necessario – nelle forme e con gli strumenti opportuni e possibili – dare tempestiva comunicazione di ulteriori proposte, ma anche generalizzare critiche e osservazioni in modo da rendere effettivamente partecipate e collettive le decisioni che verranno assunte.
Per concludere questa ricognizione sull’impostazione e sui contenuti generali del lavoro da realizzare è necessario aggiungere alcune raccomandazioni avanzate da più parti.
Compagni impegnati da molti anni nella ricerca scientifica (fisica, astrofisica, biologia, etc.) o in ambito filosofico e politico hanno raccomandato di prestare finalmente la necessaria attenzione alle scienze naturali sia per la centralità che esse hanno – e ancora di più hanno assunto in questo tempo – nella crescita del sapere sociale e delle contraddizioni economiche, politiche e sociali, sia per l’importanza per la piena padronanza del metodo del materialismo dialettico come chiave di lettura anche della realtà storica e sociale.
Altri, invece, hanno focalizzato questioni di carattere più squisitamente politico e storico.
Tra le prime un modo nuovo di intendere, praticare e costruire l’internazionalismo nelle mutate condizioni della storia e delle prospettive.  O, ancora, la crisi definitiva del sistema rappresentativo borghese di democrazia delegata e i percorsi di involuzione autocratica in atto per assicurare il dominio sulle classi subalterne e redistribuire e garantire i privilegi nella classe dominante. In quest’ambito la questione della “riforma” della Costituzione – che, pur restando nell’ambito della democrazia borghese, andrebbe tatticamente difesa e attuata – avrebbe bisogno di ben altra attenzione e mobilitazione di quella messa in campo o prevista dalle anime belle della socialdemocrazia e del liberalismo.
Questo introduce anche le ultime proposte di riflessione critica sulla nostra storia. A partire dalla natura, dalla genesi e dai contenuti della Costituzione una riflessione a 360 gradi sull’esperienza del proletariato e dei comunisti italiani, dalla lotta al fascismo e dalla Resistenza (che, come suggeriscono i compagni di Genova ha anche una enorme importanza nella contemporaneità) alle scelte operate nel dopoguerra – con le “vie nazionali” al socialismo, la “democrazia progressiva”, etc. – fino alla deriva degli anni ’60 e alla “democrazia compromissoria e concertativa” degli ultimi decenni.
In merito al “canovaccio” di un possibile programma di lavoro va aggiunto soltanto che dai giovani compagni presenti alla riunione è venuta la pressante richiesta di percorsi di ricerca e di lavoro concreti, legati alle contraddizioni reali che le nuove generazioni vivono drammaticamente sulla propria pelle e che esse hanno l’esigenza di comprendere, rispetto alle quali ricercano prospettive di lotta e di cambiamento.
* * *
Come c’era da aspettarsi alla formazione, agli strumenti di lavoro e alle forme organizzative è stato dato uno spazio per il momento minore, ma non una diversa attenzione.
Ancora dai giovani è venuto l’accorata domanda di una formazione che li metta in grado di conoscere scientificamente la realtà che essi intendono trasformare come protagonisti attivi. Essi chiedono non soltanto che siano rimessi in campo i valori, le categorie, gli orizzonti e i metodi del pensiero critico marxista, ma che siano individuati e praticati percorsi formativi che colmino i vuoti lasciati dalle istituzioni scolastiche e universitarie e che contrastino la desertificazione creata dal “senso comune” e dall’ideologia dominante. Essi hanno anche rimarcato i limiti dell’autoformazione in cui si rifugiano sempre più spesso tantissimi giovani impegnati nei “movimenti” e che non trovano disponibili “offerte formative” strutturate.
È stata sottolineata l’importanza degli strumenti di lavoro, sia per incardinare e sviluppare scientificamente il lavoro da compiere, sia per articolare correttamente e in modo effettivamente collettivo il confronto e la collaborazione.
Sul primo punto il pieno recupero del metodo del socialismo scientifico impone la necessità di disporre di materiale documentario e bibliografico su cui appoggiare rigorosamente il lavoro di ricerca e di analisi. Di qui l’importanza di poter disporre di archivi (anche audiovisivi), di banche dati, di biblioteche, o anche di conoscerne l’esistenza e di potervi facilmente accedere. Per il momento possiamo contare soltanto sui fondi esistenti presso il Centro Culturale “La Città del Sole” di Napoli, ma già son venute proposte e si sono aperte prospettive per l’acquisizione di importanti fondi documentari e per poter accedere a banche dati remote. Sarà preciso compito di chi temporaneamente coordina il lavoro di curare questo aspetto. Tutti i compagni sono impegnati a suggerire e a collaborare attivamente. Naturalmente le biblioteche – in forma “cartacea” o digitale – sono irrinunciabili per qualsiasi percorso di formazione.
Sul secondo punto, in attesa di poter disporre di un sito web che soddisfi tutte le esigenze del Centro, è stato allestito un “blog” su cui abbiamo già riportato tutti i passaggi preparatori e i contributi pervenuti per la riunione del 20 luglio a Napoli, ed anche questo stesso resoconto. Faremo altrettanto per tutti gli arricchimenti, le critiche e le proposte che i compagni faranno pervenire, sforzandoci di mettere nella disponibilità di tutti gli elementi necessari al dibattito e all’avvio concreto del lavoro. Il suo indirizzo è: http://ccdrf.blogspot.it/. Stiamo anche predisponendo una “mailing list” per una più rapida, semplice e soddisfacente circolazione delle idee e del confronto. I compagni sono pregati di iscriversi o di far pervenire indirizzi che sarà nostra cura inserire per allargare l’area di conoscenza, sostegno e partecipazione al lavoro del Centro.
Sempre in relazione agli strumenti necessari, la discussione non ha avuto modo di soffermarsi in modo particolare sullo strumento editoriale, ma ne è stata da più compagni sottolineata l’importanza e raccomandato di dedicarvi la necessaria attenzione. Uno dei compagni ha fatto anche la proposta di dar vita in prospettiva ad un periodico.
Sugli aspetti organizzativi è stato raccomandato – in attesa che la prossima riunione individui nel “canovaccio” di proposte più precisi percorsi di lavoro – che ovunque sia possibile si costituiscano nuclei locali di lavoro specifico, capaci di far vivere, valorizzare e coordinare le potenzialità esistenti. Saranno esperienze preziose che potranno essere di stimolo e di esempio in altri territori e anche centralmente. L’organismo di direzione che il prossimo incontro dovrà costituire potrà coordinare queste esperienze periferiche e creare gruppi di lavoro tematici centrali e con terminali locali.
La riunione si è conclusa con l’invito a tutti i compagni che intendono partecipare a questa esperienza di far conoscere la propria disponibilità a partecipare a un consiglio di gestione nazionale che si riunirà il prossimo novembre.
Le attività preparatorie sono state affidate per motivi logistici ad un gruppo di compagni di Napoli, Salerno e Roma e aperto, naturalmente, a tutti quelli che volessero parteciparvi. Questi compagni lavoreranno il più possibile insieme e avranno un primo incontro a settembre.
28 luglio 2013
Sergio Manes

venerdì 26 luglio 2013

INCONTRIAMOCI IL 20 LUGLIO


Nel caso che i precedenti messaggi non siano stati ricevuti o letti da qualcuno, inoltro nuovamente l'ultimo di quelli già inviati con lo schema della discussione per l’annunciato appuntamento del 20 luglio p.v.a Napoli, nella sede del Centro Culturale “La Città del Sole” al vico Giuseppe Maffei n. 4, alle ore 10,30, che vuole aprire il confronto e avviare la formazione del Centro Comunista di Documentazione, Ricerca e Formazione.
Lo schema tiene già conto del punto di vista, delle proposte di lavoro e dei suggerimenti che alcuni compagni hanno intanto fatto pervenire. Sarà utilissimo che tutti – anche quelli che non potranno partecipare di persona – facciano pervenire una valutazione critica costruttiva su quanto è stato già messo in campo ed è in discussione. Tra i compiti del costituendo Centro c’è sicuramente anche quello di recuperare e praticare un corretto stile di lavoro ed è quanto mai opportuno iniziare anche dalla buona vecchia abitudine di far conoscere in anticipo le questioni in discussione.
Invito nuovamente tutti voi a fare il possibile per essere presenti. Si tratta – come già dicevo nelle precedenti comunicazioni – “di un primo incontro – interlocutorio ma essenziale – a cui è importante che siano presenti i compagni effettivamente e fortemente motivati a proseguire il cammino” fin dall’inizio dell’autunno, sfruttando il periodo estivo per preparare quanto necessario.
Saluti comunisti.
Per il Comitato promotore
Sergio Manes

Cari compagni,
lo schema delle questioni da discutere nella riunione del 20 luglio p.v.(ve lo ricordo: a Napoli, nella sede del Centro Culturale “La Città del Sole” al vico Giuseppe Maffei n. 4, alle ore 10,30, per confrontarci e avviare la formazione del Centro Comunista di Documentazione, Ricerca e Formazione) vi era già stato anticipato nelle precedenti comunicazioni. D’altro canto uno scarno – e ovvio – ordine del giorno non aiuterebbe molto l’avvio di un confronto che, invece, richiede una serrata e consapevole discussione. È sembrato, allora, più utile e corretto anticipare – per punti e nelle sue linee essenziali – la relazione introduttiva alla riunione – che, del resto ricalca lo schema già fatto circolare, integrato dalle osservazioni e dai suggerimenti intanto pervenuti – in modo che ne siano informati anche i compagni che per motivi diversi non ne avessero avuto conoscenza, ma anche perché in tal modo i compagni che saranno presenti avranno modo di meglio articolare il loro intervento, mentre quelli impossibilitati a partecipare potranno – se lo riterranno opportuno – far pervenire un loro contributo critico.
I compagni perdoneranno, quindi, la lunghezza.
1.     Scopi e finalità
Pur avvertendo l’esigenza primaria della ricostruzione del partito, il Centro Comunista di Documentazione, Ricerca e Formazione non opererà in supplenza né interferirà con l’operato di altre organizzazioni che hanno questo come loro obbiettivo dichiarato. Esso, anzi – attraverso la comune riflessione sull’esperienza storica, la generale riappropriazione della visione del mondo e del metodo marxisti e una serrata lotta ideologica attiva –, darà la propria concreta collaborazione per definire insieme i termini della critica dell’economia politica del nostro tempo e della trasformazione dello stato di cose presente.

·         Il Centro, dunque, nasce con l’obbiettivo di essere luogo organizzato di attività e iniziativa dei comunisti, ma non vuole e non deve essere l’ennesimo aggregato di tipo partitico, né organismo di tipo teorico e accademico (tipo “istituto”).
·         È organismo dichiaratamente “comunista” – non soltanto “marxista” – proprio per riaffermare l’orgoglio comunista e rivendicarne la storia, nella consapevolezza di dover comprenderne e superne limiti ed errori; perché sia chiaro che la sua finalizzazione non è accademica, ma storica, vale a dire politica e militante; affinché il suo percorso includa le intelligenze e le lotte di militanti comunisti – ivi compresi gli intellettuali che siano concretamente impegnati nello scontro di classe –, a prescindere dalle appartenenze, e che nell’impegno comune possano maturare motivi di condivisione di progetti e di lotte.
·         Opererà non realizzando “studi” astratti frutto di soggettivismo e unilateralismo, ma su basi concrete documentarie riproponendo la concezione e il metodo di lavoro scientifico di Marx e di Lenin attraverso il recupero della memoria, della visione del mondo e degli strumenti del socialismo scientifico per poterli integrare e investire nello scontro di classe.
·         Consapevole del ritardo accumulato nella comprensione dei modi in cui la realtà dello scontro di classe si è evoluta, il Centro finalizzerà le sue analisi e le sue ricerche alla verifica concreta nella realtà di ipotesi di trasformazione dell’esistente
·         Poiché anche la teoria più scientifica del mondo per potersi “impossessare delle masse” e da buon proponimento diventare fattore attivo della storia ha bisogno che uomini in carne ed ossa sappiano consapevolmente interpretarla e applicarla, il Centro  opererà anche per colmare l’altro complementare ritardo del movimento comunista contemporaneo, quello della formazione, intesa, tuttavia, non come “scuola di partito”, ma come ricaduta naturale sia a livello di massa, sia a livello dei militanti della elaborazione realizzata in stretta connessione con le lotte delle classi subalterne e dei popoli. Ma anche come proiezione e investimento per il futuro. In quest’ambito è auspicable che questo impegno si possa svolgere in collaborazione e sinergia con altre realtà organizzate.
·         In mancanza del partito e nella consapevolezza di non poterlo improvvisare, è impresa difficilissima per mantenere il giusto equilibrio e non scivolare gradualmente verso le insidie sempre in agguato del gruppettarismo o del’ideologismo astratto
·         Il Centro non lavorerà perseguendo obbiettivi angusti e sterili di polemica con qualsivoglia parte politica, né riproponendo vecchie “certezze” con lo sguardo rivolto al passato, né assumendo il proprio bagaglio di conoscenze come dato e immutabile. IL Centro lavorerà sui fatti, sulle contraddizioni aperte della realtà contemporanea e cercherà la verifica del proprio lavoro di analisi concreta della realtà concreta nello scontro di classe, fuori da ogni rappresentazione e utilizzo stereotipati e metafisici delle categorie e del metodo del socialismo scientfico.

In particolare il Centro opererà per:
a.   sconfiggere il revisionismo (storico e teorico), il trotzkismo, movimentismo, etc.
b.   riaffermare valori, contenuti, metodi e orizzonti del m-l
c.    applicare gli insegnamenti dell’esperienza e della teoria all’analisi della realtà attuale
d.      creare le condizioni per il confronto e la lotta dei comunisti su obbiettivi condivisi
e.       contribuire a formare consenso di massa al comunismo e giovani militanti

Il Centro eviterà:
f.    concezioni e tentazioni da piccolo gruppo o, peggio, da ennesimo partitino
g.   impostazioni e derive di tipo aristocratico e accademico, di fatto separate dalla militanza e della lotta di classe
h.   confusione tra politica e ideologia pensando che una conoscenza astratta della teoria sia tutto quello di cui i comunisti hanno bisogno per cambiare lo stato di cose presente
i.    schematismo e dogmatismo, rifuggendo dall’ortodossia, ma non dal rigore
l.    ogni interpretazione opportunista e ogni “nuovismo”, pur mantenendo la necessaria flessibilità


2.     Programma
In questa fase è prematuro parlare già di un vero organico programma di lavoro che potrà – e dovrà – essere al più presto messo a punto non appena sarà stata avviato il dibattito e il Centro potrà avere le sue prime strutture organizzate.
Fin d’ora, tuttavia, è possibile e necessario che si pasi al più presto dalla fase meramente progettuale ad una operativa, seppure parziale, ma per un verso fondata sulle reali potenzialità e disponibilità, per altro verso propedeutica alle future attività.
Per questi motivi sembra opportuno in questa fase iniziale:
a.              fare appello a realtà comuniste organizzate e a singoli militanti per averne il sostegno e la partecipazione a questa iniziativa, senza intenti egemonici e senza illusioni che questo percorso possa surrogare altre esperienze ed esigenze;
b.              operare perché il Centro possa avere riferimenti e referenti decentrati ovunque sia possibile, in modo da avere maggiori garanzie che l’impegno sia legato alle contraddizioni reali e alla militanza dei compagni; naturalmente bisognerà essere attenti a non degradare e disperdere nel localismo l’impegno profuso;
c.               senza investimenti e appesantimenti burocratici organizzare una struttura centrale effettivamente rappresentativa, capace di sviluppare un serio programma di lavoro e di coordinare l’impegno locale;
d.              concentrare molti sforzi nel realizzare e rafforzare le strutture e gli strumenti di base di ogni impegno e lavoro successivo: biblioteche, archivi, banche dati – con l’implicito corollario del lavoro di raccolta della memoria storica – che possano fornire il materiale conoscitivo da elaborare nella ricerca e nella formazione. Il Centro potrà contare inizialmente sui fondi librari e archivistici della Biblioteca “Concetto Marchesi” e dell’Archivio Storico del Movimento Operaio di Napoli che lo ospitano ma è auspicabile che nel tempo altri strumenti del genere – tradizionali e informatici – possano affiancare il Centro nel suo lavoro. Sarà preciso impegno del Centro operare in questa direzione, anche favorendo la costituzione di nuove strutture”. Fondamentale sarà anche assicurarsi l’accesso a banche dati e ad archivi remoti – ufficiali o istituzionali e a quelli presenti sul web – da cui attingere i materiali conoscitivi essenziali e non diversamente consultabili.. Qualche compagno, ad esempio, ha segnalato che recentemente, nel giugno di quest’anno, a cura  della Agenzia Federale Russa degli Archivi, è stato messo in rete il sito Documenti dell’Epoca Sovietica e  primi documenti consultabili, e scaricabili, secondo la presentazione ,  sono quelli conservati nel fondo Stalin.
e.              riuscire a utilizzare in modo generalizzato – senza enfasi totalizzante, ma anche senza sottovalutazione – le tecnologie informatiche che consentiranno di condividere, di partecipare, di moltiplicare le possibilità di lavoro comune, di collaborazioni, di dialogo e di confronto: questa prospettiva di impegno diretto e condiviso può essere elemento decisivo non soltanto per il futuro del Centro, ma anche per lo sviluppo del lavoro su più fronti. Occorrerà aiutare tutti i compagni ad acquisire e saper gestire queste semplici ed economicissime tecnologie che consentiranno, tra l’altro, una assidua partecipazione di tutti e, dunque, una reale gestione collettiva e condivisa dell’attività del Centro.
f.                Posto che questo primo incontro nazionale sia valso a “sgrossare” la discussione su tutte le questioni e a formulare una prima forma organizzativa del Centro, sarà utile passare al più presto all’avvio delle diverse attività preparatorie anche per verificare la convergenza di intenti anche con posizioni e iniziative apparentemente confluenti e/o prospetticamente interessanti; fondamentale è il “posizionamento” iniziale rispetto alle realtà organizzate e il rapporto da stabilire con esse nella vita del Centro;
g.              senza alcuna urgenza, ma in tempi non lunghi sarà opportuno organizzare, poi, un primo evento nazionale che dia concretamente misura e senso degli scopi del Centro, del suo modus operandi, di potenzialità e limiti.

A più lungo termine si può ipotizzare un percorso programmatico articolato per ambiti  tematici e territoriali. Certamente uno spazio adeguato potranno avere i percorsi che localmente i compagni decideranno di intraprendere in loro autonomia. Ma accanto all’impegno locale di ciascuno sarà necessario mettere a punto percorsi di ricerca e di formazione di ambito e respiro generali a cui anche localmente i compagni saranno chiamati a dare il proprio decisivo contributo. Senza voler anticipare decisioni che andranno prese collettivamente ci è sembrato opportuno già nell’appello proporre, come base di discussione, una possibile griglia di questioni che è ulteriormente sintetizzabile riconducendo l’impegno del Centro a tre questioni essenziali:
·         la verità storica sul movimento comunista fino al 1953
·         il periodo della grande svolta a partire dal  1956
·         il processo epocale materialistico-dialettico del superamento del capitalismo
Alcuni compagni hanno intanto suggerito alcuni percorsi di ricerca possibili. Ne riportiamo alcuni:
a.                  la pianificazione come strumento della politica per dirigere lo sviluppo economico, metter fine al caos dell’economia nell’epoca del capitalismo, concentrare e finalizzare le risorse;
b.                  scienza e tecnologia nello sviluppo delle forze produttive, condizione materiale per il superamento dei rapporti di produzione capitalistici;
c.                   “cultura alta” e “cultura popolare” nei classici del marxismo e nell’esperienza del movimento comunista;
d.                  il dibattito storico, filosofico e politico che preceddette e accompagnò la rivoluzione bolscevica;
e.                  la prima grande crisi dell’imperialismo nel ‘900 nel centesimo anniversario dello scoppio della prima guerra mondiale;
f.                    la disgregazione della Jugoslavia: caratteristiche del socialismo titino e iniziativa dell’imperialismo;
g.                  stato sociale e piena occupazione: orizzonti possibili solo in una prospettiva socialista sulla base dell’unità della classe lavoratrice;
h.                  la didattica e la pedagogia nell’URSS.
A giudizio dei compagni che hanno avanzato queste proposte esistono le risorse umane per realizzare questi percorsi di ricerca.


3.     Strumenti di lavoro
Dei fondi bibliotecari, archivistici etc. come fonti indispensabili alla ricerca e alla formazione abbiamo detto.
Prematuro, forse, è pensare ad un sito web del Centro. Cosa che, però, andrà realizzata appena possibile e con le caratteristiche e le finalità che verranno decise insieme. Ma fin d’ora è auspicabile che, oltre, naturalmente, ad una presenza puntuale e organizzata sugli spazi in rete dei compagni aderenti al Centro ci si adoperi per una presenza in siti “amici” o comunque disponibili ad ospitare i materiali del Centro.
Naturalmente – senza voler sottovalutare le potenzialità della “rete”, ma anche senza enfatizzarle semplicisticamente – grande importanza continuano ad avere i “tradizionali” strumenti dell’editoria cartacea. Anche in quest’ambito va realizzato un coordinamento degli strumenti già esistenti e nella disponibilità dei compagni aderenti al Centro e va perseguita una politica di collaborazione con iniziative esterne. In quest’ambito, abbiamo concreti strumenti di lavoro e grandi potenzialità. A sostenere le attività del Centro è già acquisita la collaborazione delle Edizioni “La Città del Sole”. Ma è auspicabile che anche altre iniziative “di area” possano convergere in un comune progetto coordinato: ci auguriamo che Zambon Editore – che ha già dichiarato una sua disponibilità di massima – possa essere concretamente a fianco del Centro, così come le Edizioni KappaVu vogliano contribuire a dar corpo a questo progetto, soprattutto a partire dalle grandi questioni che sono già oggetto della loro produzione e del loro impegno militante.
C’è, inoltre la possibilità concreta di rimettere in campo le Edizioni “Laboratorio politico” con una rinnovata produzione gestita in comune e direttamente dal Centro.
Naturalmente la produzione editoriale ha un suo indispensabile corollario nella capacità di innescare la costruzione di un circuito di diffusione militante, irrinunciabile sia per la circolazione dei materiali prodotti – svincolata dalle strettoie della distribuzione libraria –, sia per contribuire, nel tempo, alla raccolta di risorse economiche necessarie all’autofinanziamento per l’attività del Centro.
La produzione editoriale e la diffusione militante possono avere una enorme importanza politica, sia per orientare e alimentare nella giusta direzione il dibattito, sia per indirizzare correttamente la formazione.
Esistono già importanti pubblicazioni e altre in corso di produzione o di programmazione. Altre sono state in questi giorni proposte da alcuni compagni come impegno diretto del Centro. Tra queste le traduzioni di recenti opere pubblicate in Russia sul periodo e sulle questioni più controverse e demonizzate dell’esperienza sovietica: certamente le loro traduzioni, integrate con le opportune documentazioni d’archivio, costituirebbero un grande contributo per il ripristino della verità storica e politica e per sconfiggere ogni lettura revisionista di quegli avvenimenti.
È stato anche posta l’esigenza di uno strumento a stampa di supporto, comunicazione e organizzazione dell’iniziativa del Centro, un periodico che vada a colmare un vuoto esistente da tempo proprio per alimentare il dibattito teorico-politico e per realizzare la formazione.


4.       Struttura organizzativa
La proposta è quella di due livelli organizzativi, uno centrale – articolato in un coordinamento nazionale e in un consiglio o comitato di gestione – e l’altro strutturato sui territori che mano a mano aderiranno e si impegneranno nel percorso del Centro.
È ovvio che la struttura dovrà essere agile e rappresentativa, non soltanto delle realtà territoriali, ma anche delle competenze. Bisognerà quindi fare una ricognizione delle risorse e, sulla base del primo abbozzo programmatico, pensare a strutture di lavoro specifiche ma tra loro aperte alla collaborazione. Anche in questo caso l’utilizzo delle tecnologie elettroniche potrà essere preziosa.
La costituzione di una sorta si “comitato scientifico” sembra – al momento –prematuro e soltanto un inutile orpello.

A definire questa griglia organizzativa – seppure temporanea – è necessario che contribuiscano e partecipino non soltanto i compagni presenti alla prima riunione del 20 luglio, ma anche quelli che sono stati impossibilitati ad esserci. Sarebbe, quindi, utile che il 20 luglio venisse articolata e una precisa proposta che subito dopo l’estate potrebbe essere approvata e definita anche nelle responsabilità.

PROPOSTA DI DISCUSSIONE



Scopi
Attraverso la riflessione sull’esperienza storica e la riacquisizione della visione del mondo marxista, attivare una serrata lotta ideologica attiva per:
        sconfiggere il revisionismo (storico e teorico), il trotzkismo, movimentismo, etc.
        riaffermare valori, contenuti, metodi e orizzonti del m-l
        applicare gli insegnamenti dell’esperienza e della teoria all’analisi della realtà attuale
        creare le condizioni per il confronto e la lotta dei comunisti su obbiettivi condivisi
        contribuire a formare consenso di massa al comunismo e giovani militanti

Vanno evitate
        concezioni e tentazioni da piccolo gruppo o, peggio, da ennesimo partitino
        impostazioni e derive di tipo aristocratico e accademico, di fatto separate dalla militanza e della lotta di classe
        confusione tra politica e ideologia (in senso negativo) pensando che una conoscenza astratta della teoria sia tutto quello di cui i comunisti hanno bisogno per cambiare lo stato di cose presente
        schematismo e dogmatismo, rifuggendo dall’ortodossia, ma non dal rigore
        ogni interpretazione opportunista e ogni “nuovismo”, pur mantenendo la necessaria flessibilità

Il nome scelto non è casuale
Centro                     luogo organizzato di attività e iniziativa, ma che non vuole e non deve essere né l’ennesimo aggregato di tipo partititico, né organismo di tipo teorico e accademico (tipo “istituto”)
Comunista               non “marxista”, proprio per riaffermare l’orgoglio comunista e rivendicarne la storia, nella consapevolezza di dove comprenderne e superne limiti ed errori; perché sia chiaro che la sua finalizzazione non è accademica, ma storica, vale a dire politica e militante; affinché il suo percorso includa le intelligenze e le lotte di militanti comunisti, a prescindere dalle appartenenze, e che nell’impegno comune possano maturare motivi di condivisione di progetti e di lotte
Documentazione    non di “studi” astratti, dunque, ma di recupero della memoria, della visione del mondo e degli strumenti del socialismo scientifico per poterli integrare e investire nello scontro di classe
Ricerca                    cioè di riflessione finalizzata alla verifica sperimentale nella realtà sotto forma di analisi e ipotesi di trasformazione dell’esistente
Formazione            non intesa come “scuola di partito”, ma come ricaduta naturale sia a livello di massa, sia a livello dei militanti della elaborazione realizzata in stretta connessione con le lotte delle classi subalterne e dei popoli. Ma anche come proiezione e investimento per il futuro.
In mancanza del partito e nella consapevolezza di non poterlo improvvisaàre, è impresa difficilissima per mantenere il giusto equilibrio e non scivolare gradualmente verso le insidie sempre in agguato del gruppettarismo o del’ideologismo astratto
Il Centro non lavorerà perseguendo obbiettivi angusti e sterili di polemica con qualsivoglia parte politica, né riproponendo vecchie “certezze” con lo sguardo rivolto al passato, né assumendo il proprio bagaglio di conoscenze come dato e immutabile. IL Centro lavorerà sui fatti, sulle contraddizioni aperte della realtà contemporanea e cercherà la verifica del proprio lavoro di analisi concreta della realtà concreta nello scontro di classe, fuori da ogni rappresentazione e utilizzo stereotipati e metafisici delle categorie e del metodo del socialismo scientfico.

Come iniziare
Per questi motivi sembra opportuno in questa fase iniziale:
        fare appello a realtà comuniste organizzate e a singoli militanti di sostenere e partecipare a questa iniziativa, senza intenti egemonici e senza illusioni che questo percorso possa surrogare altre esperienze ed esigenze
        operare perché il Centro possa avere riferimenti e referenti decentrati ovunque sua possibile, in modo da avere maggiori garanzie che l’impegno sia legato alle contraddizioni reali e alla militanza dei compagni; naturalmente bisognerà essere attenti a non degradare e disperdere nel localismo l’impegno profuso
        senza investimenti e appesantimenti burocratici organizzare una struttura centrale effettivamente rappresentativa, capace di sviluppare un serio programma di lavoro e di coordinare l’impegno locale
        concentrare molti sforzi nel realizzare e rafforzare le strutture e gli strumenti di base di ogni impegno e lavoro successivo: biblioteche, archivi, banche dati – con l’implicito corollario del lavoro di raccolta della memoria storica – che possano fornire il materiale conoscitivo da elaborare nella ricerca e nella formazione. Come già accennavamo nell’appello, “il Centro potrà contare inizialmente sui fondi librari e archivistici della Biblioteca “Concetto Marchesi” e dell’Archivio Storico del Movimento Operaio di Napoli che lo ospitano. È auspicabile che nel tempo altri strumenti del genere – tradizionali e informatici – possano affiancare il Centro nel suo lavoro. Sarà preciso impegno del Centro operare in questa direzione, anche favorendo la costituzione di nuove strutture”.
        riuscire a utilizzare in modo generalizzato – senza enfasi totalizzante, ma anche senza sottovalutazione – le tecnologie informatiche che consentiranno di condividere, di partecipare, di moltiplicare le possibilità di lavoro comune, di collaborazioni, di dialogo e di confronto: questa prospettiva di impegno diretto e condiviso può essere elemento decisivo non soltanto per il futuro del Centro, ma anche per lo sviluppo del lavoro su più fronti
        un primo incontro nazionale è necessario per conoscersi, “sgrossare” la discussione su tutte le questioni e per formulare una prima ipotesi sulla forma da dare agli organismi del Centro; l’invito alla partecipazione e il rapporto diretto può essere utile per verificare la convergenza di intenti anche con posizioni e iniziative apparentemente confluenti e/o prospetticamente interessanti; fondamentale è il “posizionamento” iniziale rispetto alle realtà organizzate e il rapporto da stabilire con esse nella vita del Centro
         senza alcuna urgenza, ma in tempi non lunghi sarà opportuno organizzare, poi, un primo evento nazionale che dia concretamente misura e senso degli scopi del Centro, del suo modus operandi, di potenzialità e limiti

Percorsi di lavoro
In questa fase è prematuro parlare di programma che potrà – e dovrà – essere al più presto messo a punto non appena sarà stata avviato il dibattito e il Centro potrà avere le sue prime strutture organizzate.
Certamente uno spazio adeguato potranno avere i percorsi che localmente i compagni decideranno di intraprendere in loro autonomia. Ma accanto all’impegno locale di ciascuno sarà necessario mettere a punto percorsi di ricerca e di formazione di ambito e respiro generali a cui anche localmente i compagni saranno chiamati a dare il proprio decisivo contributo. Senza voler anticipare decisioni che andranno prese collettivamente ci è sembrato opportuno già nell’appello proporre, come base di discussione, una possibile griglia di questioni che è ulteriormente sintetizzabile riconducendo l’impegno del Centro a tre questioni essenziali:
·         la verità storica sul movimento comunista dal 1924 al 1953
·         il periodo della grande svolta a partire dal  1956
·         il processo epocale materialistico-dialettico della superamento del capitalismo

Strumenti di lavoro
Dei fondi bibliotecari, archivistici etc. come fonti indispensabili alla ricerca e alla formazione abbiamo detto. Naturalmente occorrerà ricercare e garantirsi l’accesso a fonti esterne – ufficiali o istituzionali e a quelle presenti sul web – da cui attingere i materiali conoscitivi essenziali e non diversamente consultabili.
Prematuro, già ora, è pensare ad un sito web del Centro. Cosa che, però, andrà realizzata appena possibile e con le caratteristiche e le finalità che verranno decise insieme. Ma fin d’ora è auspicabile che, oltre, naturalmente, ad una presenza puntuale e organizzata sugli spazi in rete dei compagni aderenti al Centro ci si adoperi per una presenza in siti “amici” o comunque disponibili ad ospitare i materiali del Centro.
Naturalmente – senza voler sottovalutare le potenzialità della “rete”, ma anche senza enfatizzarle semplicisticamente – grande importanza continuano ad avere i “tradizionali” strumenti dell’editoria cartacea. Anche in quest’ambito va realizzato un coordinamento degli strumenti già esistenti e nella disponibilità dei compagni aderenti al Centro e va perseguita una politica di collaborazione con iniziative esterne.
Ma, in quest’ambito, abbiamo concreti strumenti di lavoro e grandi potenzialità.

Ipotesi di attività editoriale
A sostenere le attività del Centro è già acquisita la collaborazione delle Edizioni “La Città del Sole”. Ma è auspicabile che anche altre iniziative “di area” possano convergere in un comune progetto coordinato: ci auguriamo che Zambon Editore e le Edizioni KappaVu vogliano contribuire a dar corpo a questo progetto.
C’è, inoltre la possibilità concreta di rimettere in campo le Edizioni “Laboratorio politico” con una rinnovata produzione gestita in comune e direttamente dal Centro.

Naturalmente la produzione editoriale ha un suo indispensabile corollario nella capacità di innescare la costruzione di un circuito di diffusione militante, irrinunciabile sia per la circolazione dei materiali prodotti svincolandola dalle strettoie della distribuzione libraria, sia per contribuire, nel tempo, alla raccolta di risorse economiche necessarie per l’attività del Centro.